Genitori IWUSA in prima fila per proteggere la salute mentale dei figli adolescenti
Maggio è il mese della salute mentale a livello internazionale, messa a dura prova dai lutti e dal lockdown provocati dalla pandemia da Covid-19 negli ultimi due anni. A soffrire di più per l’isolamento subito, la chiusura delle scuole, l’allontanamento dagli amici, la convivenza forzata in spazi ristretti e affollati come gli appartamenti delle città sono stati soprattutto gli adolescenti, secondo una ricerca della CDC basata su un ampio campione di americani e su evidenze scientifiche. Molto provati dalle difficoltà emerse in pandemia anche i genitori degli adolescenti, già normalmente alle prese con repentini cambi comportamentali e psichici dei figli, ma nell’era del Covid ancora più sotto pressione e isolati. La comunità IWUSA ha fatto ancora una volta fronte comune davanti alle difficoltà e ha avviato una riflessione su questi temi, sfociata nella fondazione a New York – che sarà presto replicata in altre aree degli Stati Uniti – del Parent Support Network. Si tratta di un gruppo di sostegno ai genitori, per ora focalizzato sui figli adolescenti, ma che tante amiche stanno già pensando di allargare ad altre fasce di età.
Come è nato il Parent Support Group?
Il Parent Support Group nasce all’interno della comunità delle Italian Women Usa, fondata da Cornelia Pop, e all’interno del gruppo di New York, coordinato da Ida Miceli. Nella chat locale su WhatsApp si sono incrociate con ironia e spirito positivo diverse mamme di adolescenti, che hanno deciso di mettere a fattor comune esperienze e risorse in tema di salute mentale, per uscire dall’isolamento, informarsi meglio e combattere lo stigma che ancora aleggia su tematiche della saluta mentale. Il tam tam è girato rapido nella comunità italiana a New York e al gruppo si sono uniti – chiedendo par condicio – anche alcuni papà e persino dei figli, grandi e piccoli, nel ruolo di advisor, al pari di educatori, life coach e psicologi.
È nato così il progetto Teens & Parents Mental Health Warriors (TPMHW), vale a dire “Adolescenti e Genitori Guerrieri della Salute Mentale”. Guerrieri, sì, perché animati dal desiderio di combattere gli stereotipi e rifuggire dal clima di negazionismo delle difficoltà che sta spedendo tanti ragazzi al Pronto Soccorso o sotto terra, per tentativi di suicidio o atti autolesionistici. Una vera epidemia, prima causa di ricoveri d’emergenza adesso in diversi Paesi (tra cui USA e Italia).
Come funziona questo gruppo?
Uniti dal desiderio di diventare genitori e persone migliori, in grado di sostenere meglio i ragazzi in una fase delicata come l’adolescenza, il gruppo si è riunito da gennaio 2022 ogni due settimane, sia via zoom e sia nelle case e nei luoghi di lavoro dei membri del gruppo. Si sono offerte come coordinatrici Francesca Marino (mamma sospesa tra il vecchio e nuovo continente e le loro differenze culturali, con il desiderio di conoscere altri genitori di adolescenti e confrontarsi), Laura La Posta (expat e giornalista per un importante testata giornalistica italiana) e Titta Buzzerio (psicologa e psicoterapeuta in Italia, life coach in America). Ma quasi una trentina di persone, a rotazione, ha dato il suo contributo alla discussione su tanti temi, come la depressione, l’ansia, i disturbi alimentari e comportamentali, l’ADHD, il bullismo, le difficoltà relazionali dei figli di expat con i coetanei americani, la relazione difficile con farmaci e droghe, le prime esperienze di sesso.
In una prima fase, i partecipanti hanno raccontato con sincerità, dolore, ironia, la loro esperienza di genitori, figli o educatori, davanti alla sfida dell’adolescenza: un dialogo davvero emozionante, punteggiato da risate e qualche lacrima, ma sempre sorretto da un gruppo mai giudicante, attento ad ascoltare, fornire la sua esperienza, fare domande, mettere in discussione i propri metodi educativi e la capacità di dialogo. In una seconda fase, gli advisor (tra cui rappresentanti Comites della comunità italiana a New York, come Claudia Carbone, e persino un’alta dirigente delle Nazioni Unite) hanno raccontato da protagonisti le loro esperienze con l’anoressia, l’ADHD, la ricerca dell’identità di genere, il difficile dialogo inter-generazionale. Le testimonianze sono state illuminanti, le domande molteplici, la pazienza e la simpatia degli advisor sconfinata.
I prossimi passi
Il gruppo ha identificato poi i temi da trattare in modo verticale, per condividere e capire insieme i primi segnali di disagio, a chi chiedere aiuto e supporto, quali sono le risorse migliori per saperne di più in tema salute mentale . Il viaggio continuerà, con l’aiuto di psicologi, coach e divulgatori scientifici. Il tutto è documentato in un Diario di bordo, un Personal Journal bilingue, a disposizione di tutta la comunità. Un percorso compiuto scavando nella mente umana e nella nostra società, cambiando più volte nome ed attenzione del progetto, nel tentativo di diventare più inclusivo, solidale e soprattutto non giudicante. Tutta l’esperienza maturata ed i materiali raccolti e condivisi sono messi a disposizione non solo della comunità IWUSA, ma anche delle scuole, dei Consolati, dei Comites (quello di New York ha un vuole lavorare su un progetto di salute mentale nell’ambito della Commissione Diritti Civili e Sanità). Già è partito il confronto con gruppi IWUSA della California, per disseminare l’iniziativa all’interno di tutta la comunità italiana negli Stati Uniti.
Il viaggio è solo all’inizio. Per informazioni, è possibile contattare l’ambasciatrice IWUSA di New York, Ida Miceli, e le sue assistenti sul territorio, in particolare Francesca Marino. Stay tuned!
Laura La Posta, Titta Buzzerio, Francesca Marino